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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

Fase felicità, dopo fase disastro.

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Siamo tutto un sottosopra, dove il sopra vuol star sotto e il sotto, sopra. Siamo un quadro di Picasso, un occhio piccolo in basso, un cuore troppo grande in un petto troppo stretto. Siamo una storia senza fine, un finale non scontato come quello di un copione appena recitato. Quella che vedi non sono io, hai trasformato una parte di me a tua immagine, perché? Ero forse inadeguata? mal vestita, mal truccata? Quel che conta tu lo sai? Io mi sono annullata, ho creduto di essere sbagliata. Siamo una partita a carte mai giocate, una tela bianca, un dipinto senza nome, un libro iniziato mai finito, un giocattolo rotto mai aggiustato, le parole mai dette, una canzone mai cantata, una radio dalla stazione disturbata. Siamo la fine di un inizio mai cominciato, la tavola per due apparecchiata. Siamo gli opposti che non si attraggono, l'aspettativa tardiva. L'aspettativa. Siamo credenti, non di un Dio, basterebbe un IO, credere un po' di più in noi, in quel che siamo e fac
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Le chiamavano così, ragazze interrotte, perché nella loro vita era accaduto qualcosa per cui avevano smesso di vivere, di andare avanti. Non sapevano più come si sentivano, tutto era confuso, offuscato da 1000 pensieri. Confondevano il sogno con la vita reale, passavano dal sentirsi su di giri a credere che il proprio treno si stesse muovendo ed invece era fermo. Erano considerate pazze. Si rifiutavano di soffrire, ma facendo così non vivevano. Si interrompevano. Forse quando si cresce, arriva un momento in cui si rimane senza pelle ed è proprio in quel momento che bisogna avere le giuste risposte alle tante domande o le persone giuste accanto. La follia, così come chiamavano la loro non è essere a pezzi o custodire un segreto che in assoluto non devi farti scappare, la follia sono tante piccole cose messe assieme, siamo noi tutti, amplificati. Quello che bisogna riuscire a fare è cercare di concentrarsi sulle cose belle, su ciò che siamo in grado di gestire, da soli, senza gli altr

Muoversi

Credevo di aver raggiunti un alto livello di fortezza dopo la morte di papà. Il dolore però è malinconia, qualcosa di inspiegabile, che riaffiora, ti riporta coi ricordi lì, dove avevi sepolto la tristezza. Non basta scavare una fossa, seppellire il vuoto che hai dentro e le mancanze, se poi di quella fossa non te ne curi. Credevo di aver pianto tutte le lacrime che avevo e invece mi sbagliavo, le lacrime non hanno una fine, si rigenerano, tanto è alta la quantità di tristezza, tanto loro si formano. La logica è un po' come i pannelli solari, quelli si ricaricano con il calore del sole, le lacrime con l'umore. E' vero, il tempo è dalla nostra parte, l'avresti mai detto? no, non credo. Io col tempo ci ho sempre fatto a pugni. Sono sempre stata una persona puntuale, anzi in anticipo. Non mi piace molto aspettare, di conseguenza non lo faccio con gli altri, ma un conto è arrivare alla giusta ora, un altro è non farsi scappare l'occasione di una vita o anche solo un

Altalenanti

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Sono arrivata al punto di non sapere più chi ha dato, chi ha ricevuto, con che intensità e quanto, perché in verità, credo che non ci sia un dare o un ricevere, un "Io ho dato di più". Amica mia, quello di cui parliamo è di reciprocità che avviene tacendo, giorno dopo giorno, nelle modalità che uno ha, che possono essere molto diverse da quelle che abbiamo noi e possono manifestarsi quando meno te lo aspetti. Qualcosa arriva sempre, anche se a volte arriva tardi. Dovrebbe essere un esserci e non un ci sono per convenienza, quando voglio e ne ho bisogno io. L'esserci è presenza, non è rimproverarsi, è pensare che qualcuno possa essere lì per te. Perché dovrebbe andarsene se fino adesso c'è stato? Amica mia, questo perché spesso le nostre aspettative rendono reale qualcosa che in verità è solo nella nostra testa. Cerchiamo la realtà, ma in verità viviamo di fantasie senza le quali la maggior parte delle cose non prenderebbero vita. Non giudico, non so cosa sia gius