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Visualizzazione dei post da novembre, 2018

Dia de los muertos

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Non c'è un giorno giusto o sbagliato per ricordare chi non c'è più, semplicemente esistono i giorni in cui senti più accentuata la mancanza ed altri in cui ti sembra quasi di riuscire ad accettarla. Ognuno di noi è libero di vivere le perdite come meglio crede, rispetto al proprio credo, alla propria religione se ne ha una. Ciò che mi ha sempre colpito è la credenza messicana rispetto al culto dei morti. I messicani festeggiano il Dio de los muertos e già di per sè suona più come qualcosa di dolce e accogliente che di freddo e triste. Loro decidono di accogliere la morte, la festeggiano, noi invece tendiamo ad evitarla, a non volerla affrontare perché fa male. La morte fa male, è qualcosa di inevitabile, ma ognuno di noi ha decisamente un'idea diversa di come onorare chi non c'è più, come piangerli, come ricordarci di loro, modi diversi di andare avanti e credo davvero che non ci sia un modo più giusto di un altro, semplicemente ognuno deve trovare il suo. In Messico

Per fortuna l'arte non ha regole

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"Qualunque sia il tuo desiderio nascosto, ci sarà sempre qualcuno o qualcosa che ti frenerà, impedendoti di "buttarti". Il vero cambiamento sta nel trovare la forza di oltrepassare i propri limiti e strapparsi di dosso le catene sociali." A volte ci vuole coraggio per esprimere ciò che si ha nel profondo del cuore. Spesso il giudizio degli altri ci condiziona talmente tanto da lasciar scivolare via qualche sogno. Non è stato il caso di questo artista americano, che di una sua passione, di un gioco iniziato da bambino ne ha fatto una vera e propria arte. Nathan Sawaya era un avvocato, non c'era di per sé nulla che non andasse nel suo lavoro, ma non si sentiva nel suo abito migliore, così un giorno decise di far uscire l'artista che aveva dentro e da quel momento non è più tornato indietro. Credo che ognuno di noi dovrebbe avere il coraggio di credere nei propri sogni e nel cambiamento. E' vero che l'arte non ha regole, ma noi si. Ci poniamo dei

Maneggiare con cura

Attenzione maneggiare con cura , spesso troviamo questa scritta su alcuni cartoni che contengono "cose delicate". A volte credo che molti di noi dovrebbero viaggiare con questa scritta addosso, maneggiare con cura , perché ognuno di noi ha il diritto di esserlo e il dovere di farlo. Spesso però lo dimentichiamo e siamo i primi a non prenderci neanche cura di noi stessi, delle nostre priorità. Siamo persone mancanti, ovvero sentiamo la mancanza e a volte la subiamo, a volte invece siamo mancanti noi.  Teniamo il cuore in una gabbia toracica e la testa in una scatola cranica. Pensiamo che così entrambe saranno al sicuro, protette da qualsiasi intemperia, ma sappiamo che non è affatto così, che la corazza di protezione la dobbiamo costruire noi anno dopo anno, esperienza dopo esperienza e a volte neanche basta. Essere fragili non significa essere deboli, ma tenere il cuore fuori dalla gabbia toracica e la testa dalla scatola cranica. Oggi avevo il cuore in mano e la te

La chiave del cuore

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Tutti i giorni ognuno di noi prende nelle proprie mani una chiave. Parrebbe che serva appunto ad aprire una serratura, di una porta, di una casa, in una qualsiasi parte del mondo. La chiave è definita come oggetto per bloccare e sbloccare. La chiave però non è solo questo... se ci pensiamo bene è molto altro. Può essere una password che ci permette di accedere a qualcosa di personale, una chiave di violino o di sol posizionata all'inizio del pentagramma. La chiave di volta, elemento centrale o portante di qualcosa, la chiave dinamometrica, o chiave di manovra a serraggio usata per il serraggio di viti e bulloni. La chiave della vita o croce ansata, antico simbolo egizio che simboleggiava la vita. Spesso però usiamo questa parola in svariati modi nella nostra vita... "La chiave della felicità..." "La chiave di svolta..." "La chiave del successo..." "La chiave del cuore..." Insomma potremmo andare avanti ad oltranza! In musica però