Un, due, tre Stella!

 Un, due, tre Stella! Ti giri alla velocità della luce per riuscire a beccare il più piccolo ed insignificante dei movimenti per far tornare indietro il tuo migliore amico e tornare quindi a contare. Lo scruti, gli giri intorno, lo guardi con occhi fissi, ma lui non si muove, impavido resiste, perché quello che vuole è arrivare a toccare quel muro e liberarsi.

Ora ci sei tu dall'altra parte, siete cresciuti, non siete più quei 2 bambini, nel mezzo vi siete allontani, riavvicinati, allontanati, riavvicinati, ma la cosa più triste è che avete perso l'entusiasmo, di quel un, due, tre Stella! è rimasto un ricordo sbiadito, di un tempo lontano. 

Ti scruta, ti gira intorno, ti guarda con occhi fissi, ma tu non ti muovi, resisti, perché in fondo vuoi solo arrivare a fine giornata senza che ti chieda nulla. Il problema è che anche se non siete più quei bambini, lui ti conosce meglio di chiunque altro e sa cosa serve per smontarti, è che non sa più cosa serve per ri-montarti, è questo forse che lo preoccupa di più.

Ti lasci scrutare, sorridi, per un attimo trattieni il respiro, come se servisse a trattenere tutto il resto, che sta per uscire come un fiume in piena, dai propri argini. Si gira, forse l'hai scampata, si avvicina ad un muro e a voce alta inizia a dire: " Un, due, tre stella!", non capisci, pensi che sia impazzito e invece continua ininterrottamente a ripetere quelle parole, allora ti alzi e stai al gioco, inizi a camminare per raggiungere quel muro. Ti fermi, immobile, è la cosa che ultimamente ti viene meglio, stare immobile, sai che ce la puoi fare ed è così. Non vuoi tornare indietro di neanche un passo, vuoi andare avanti, arrivare lì, dove simbolicamente ti sentirai libera.

Un, due, tre stella e in quel preciso istante non è il muro a salvarti, ma quell'abbraccio, di quell'amico che si reinventò un gioco per saltarti. Da cosa? da tutto o da niente, dove in quel niente c'era tutto.

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