Fase due di due

Ho smesso di scrivere per non essere fraintesa, perché nelle parole scritte uno da una tonalità che spesso non si addice.
Ho smesso di parlare, per paura di non essere capita, perché a volte prevale la stanchezza e l'intenderci non è più a mia difesa.
Sono le parole spesso a fregarci, quelle che a volte tendono a salvarti altre volte ti sono nemiche, pensavi di averle ponderate, raggruppate, trovate, quelle giuste, ma poi basta una domanda, una risposta inattesa e ci troviamo a metà, tra il detto e il non detto, lontani dal volersi comprendere.
Ho smesso di scrivere e parlare, mi sono negata le uniche due cose che mi avrebbero permesso di dare spazio alla libertà di essere, ma il vero problema sta proprio qua, non sentirsi libera di essere ciò che si è, con le paure, le vulnerabilità, l'essere fatta così, di momenti su e giù. Non dovremmo mai toglierci la libertà di sentirci esseri umani e pertanto fatti di momenti di fragilità. Una persona non si può nascondere dietro maschere che non gli si addicono, essere chi gli altri vorrebbero che fosse.
Nascondo la bocca dietro una mascherina, parlo, ma non si sente, la voce ovattata, trasparente.

A volte ho pensato di lasciare parlare gli occhi, che non riescono a mentire per quanto uno possa dire.
Parlami degli occhi, di quello che ti hanno mostrato, della sensazione che hanno trasmesso, del luccichio che hanno emanato.
Ho smesso di scrivere e di parlare, per paura chissà, forse di sbagliare.
Se solo con il viso si mostrasse il cuore e si lasciassero parlare gli occhi, allora forse si riuscirebbe ad ascoltare, ciò che la voce non sa più fare, parlare.

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