Fase 2

Stiamo per raggiungere la fase 2, quella tanto attesa, quella che ci permetterà di uscire, riabbracciare, baciare, aperitivare, comprare, correre, gioire, vivere.
NO, NO e ancora NO. La fase 2 mi spaventa più della fase 1, anche se ormai, le nostre 4 mura iniziano a diventare un pelo strette.
Mi sembra come di giocare al gioco dell'oca, quando è il tuo turno di tirare i dadi, ci sei quasi, manca davvero un misero 5 per arrivare, per assaporare la vittoria, quando, esce un 10, 2 facciate da 5 al posto di una e ti tocca tornare indietro, fermo di un turno. Ecco, della fase 2 è questo che mi spaventa, il pensare di essere arrivati ed invece accorgersi che si salta un giro. Sentirsi arrivati, quando in verità la strada da fare è ancora lunga e piena di prove, di ostacoli, di cose di cui non sappiamo assolutamente nulla.
Nella fase uno subito non mi sono trovata, l'assenza di libertà mi rendeva incapace di organizzare anche solo il da farsi di una giornata, pensavo cosa, come farò senza uscire, senza vedere gli amici, gli affetti più cari. Il tempo passava, due settimane sono diventate un mese, un mese è diventato un mese e mezzo, due… fino al 4 maggio, quando? Quando cosa? Nulla.
La pandemia ha smosso qualcosa in me, è stato inevitabile. Qualcuno l'ha vissuta in prima persona, qualcuno ha perso persone care, altri ne hanno solo sentito parlare, ma tutti, tutti abbiamo dovuto adeguarci, sottostare.
Abbiamo riordinato scantinati, garage, soffitte, dato il bianco, riordinato scaffali.
Ci siamo inventati artisti, pittori, ceramisti, tuttofare.
Abbiamo letto libri che non avremmo mai pensato di riuscire a leggere, guardato un film che era mesi che volevamo vedere.
Ci siamo ritagliati il tempo per un buon bagno caldo, una lezione di yoga.
Ci siamo abituati ad un ritmo che non ci apparteneva, che non era nostro, abituati a vivere vite frenetiche senza sosta, perché fermarsi significava essere perduti e invece abbiamo capito che non era per nulla così, che eravamo noi quelli persi, quelli che non volevano fermarsi.
Abbiamo dovuto spegnere i motori, rallentare e respirare.
Di colpo ci siamo liberati da impegni, da scadenze da rispettare, nessuno da vedere, nessun posto dove andare, il nostro posto era stare a casa.
Nessuno dice che sia stato facile doversi adattare ed ognuno di noi ha dovuto affrontare il suo io e non c'è stato momento in cui una mamma non abbia invidiato una ragazza single a casa da sola così come una ragazza a casa da sola non abbia invidiato una mamma, circondata da urla, didattica a distanza da seguire e lavatrici da fare.
Ognuno, nel suo piccolo ha dovuto convivere con ciò che aveva cercando di trovare un equilibrio in questo momento che di equilibrio non ha proprio un bel niente.
Il non sapere cosa succederà domani spaventa, soprattutto chi non ha molte certezze, ma quello che fino adesso mi ha aiutato è stato vivere oggi per oggi e questo muro, che mi sono costruita in questi mesi ora si sta man mano sgretolando ed io è questa fase 2 che temo di non reggere.
Mi sono resa conto che la fase uno che abbiamo vissuto, non è la normalità, non è vita, ma mi sono accorta di quante cose stavo buttando via, del tempo sprecato, delle preoccupazioni che mi portavo dietro, stupidi e inutili, della freneticità nel fare ogni cosa, della stanchezza che mi portavo dentro, del voler essere sempre un passo avanti per paura di rimanere indietro. C'è voluta una pandemia per dirmi FERMATI ed ora, ho paura che tutto quello che c'era prima della fase uno ritorni con la fase 2.
Il tepore del sole è sempre lo stesso eppure in questi mesi chiusi in casa quel tepore l'ho sentito diverso.
Il sapore del dolce più buono che io abbia sfornato, l'ho cucinato in questi mesi, eppure gli ingredienti sono gli stessi.
L'amore verso i miei figli è lo stesso eppure in questi mesi l'ho sentito più vivo, incondizionatamente forte e saldo.
Nel silenzio qualcosa ha rimbombato ed è come se mi fossi svegliata.
Questi mesi mi hanno insegnato che c'è bisogno di cambiare prospettiva, di nuovi equilibri e che è un continuo crearne di nuovi. Siamo stati fermi, ma in verità ognuno di noi era in movimento verso nuovi orizzonti. La nostra mente non si è fermata, si è risvegliata.
Ognuno di noi vuole ritornare alla propria vita, sentirsi libero di abbracciare la propria mamma, papà, fratello, sorella, nonni, amici.
Di poter correre liberi in montagna senza guardarsi alle spalle, di poter uscire senza dover avere una buona scusa per poterlo fare.
Ognuno di noi vuole tornare ad aver il proprio ruolo nella società, senza doversi inventare per poter mandare avanti un mondo che si è dovuto fermare.
Io mi domando se sarò in grado di sfruttare ciò che ho vissuto mettendolo in pratica giorno dopo giorno.
Della fase 2 sono molte le cose che mi preoccupano, perché ci sentiamo più liberi e questo senso di libertà lo dobbiamo però contestualizzare con consapevolezza.
Quel metro continuerà a separarci chissà ancora per quanto.
Le mascherine saranno la nostra nuova faccia, una faccia fatta di soli occhi.
Abbiamo imparato a parlare con l'espressione più che con le parole, avevamo smesso di guardarci negli occhi, avevamo semplicemente smesso di guardarci.
I guanti che indosseremo saranno la nostra nuova pelle… e l'abbraccio?
Quell'abbraccio arriverà e quando accadrà, bè sarà in quel momento che tutta la vulnerabilità tenuta dentro uscirà. Temo quell'abbraccio più di ogni altra cosa, perché in queste mie 4 mura ho costruito una barriera protettiva, che sento cadrà.
Siamo umani, ognuno di noi ha voglia di un abbraccio, di un ritorno alla normalità, ma non è questa la fase 2 e per prenderne consapevolezza ce ne ho messo un po', ho dovuto leggere e rileggere cosa mi era concesso fare ed essere rassicurata.
Non sarà facile, ma le priorità rimangono le stesse di prima.
In questa fase 2 mi sento di dire un'unica cosa,
ci sono i mai più senza: metro, mascherina, guanti e la solita pazienza che ormai è insita in noi.
Devo credere che tutti questi sacrifici saranno la causa dei più bei sorrisi, che presto torneremo a vedere.






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