...come da tradizione

I giorni della fiera per te erano sacri, li vivevi come due giorni di festa. Ti svegliavi presto la mattina e percorrevi le vie del centro alla ricerca dei tuoi soliti artigiani e di qualche pezzo particolare da aggiungere alla tua collezione. Per la maggiore erano oggetti semplici, ma nel quale tu avevi notato quel particolare che lo rendeva poi unico. Spesso ti sei inventato artigiano, ti mettevi lì con tutta la calma del mondo ad intagliare una tavoletta di legno, ti piaceva, era diventata una tua passione.
In questi anni ho cercato di guardare con i tuoi occhi le persone, gli oggetti, di vivere l'anima della fiera come facevi tu. Mi sembrava così di sentirti più vicino. Di anno in anno sto perdendo l'entusiasmo. Se prima mi alzavo all'alba per camminare tra i banchi ora quasi andare alla fiera mi pesa, lo vedo come un "ci devo andare per forza, glielo devo…", ma mi rendo conto che alla fine sono solo cose che mi sono imposta io di fare, perché pensavo facessero bene a me e invece mi sono resa conto che non è così.  Non è facendo le cose che facevi tu che mi sentirò meglio o che ti sentirò più vicino.
Come da tradizione mi dicevi sempre che alla fiera bisognava comprar sempre qualcosa, mi dicevi che portava fortuna ed io ci ho sempre creduto. Ogni anno compravo qualcosa, non importa se fosse per me o un regalo per qualcun altro, bisognava comprare.
Come da tradizione domani farò un giro in fiera e mi porterò a casa qualche piccolo oggetto. Credere o meno alla fortuna che mi porterà è qualcosa a cui non ho ancora il coraggio di rinunciare. Sono detti, che si dicono, ma che lasciano il tempo che trovano, come tante altre cose. A qualcosa però bisogna pur credere no?
Ho capito che devo iniziare a creare le mie tradizioni, a fare ciò che voglio fare senza per questo sentirmi in dovere di farlo perché per te era importante.
Certe cose vanno superate e lasciate andare, altre vanno trattenute, ma solo quelle in cui crediamo davvero e rendono i ricordi migliori.

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