Auguri papà

Sono i regali che non riceviamo che vogliamo, le persone che non abbiamo che desideriamo, l'amore che manca quello che vogliamo. Il fatto è che spesso non possiamo avere le cose che desideriamo, poiché semplicemente non ci sono più.
Ho guardato fuori dalla finestra un miliardo di volte nella speranza di vederti rientrare dal lavoro, ho apparecchiato la tavola per te altrettante volte, perché mi dicevo, l'abitudine. Ho impastato crostate per te tutte le volte che mi sentivo triste, perché è con te che questa passione è cominciata. Sono sopravvissuta a 19 inverni, mi sono riscaldata vicino alla stufa, ho scaldato le mani strofinandole, pensando al calore che invece emanavano le tue e a quello del tuo abbraccio.
Non sento più i tuoi passi.
Ti ho ripetuto le lezioni di scuola prima di ogni interrogazione, perché ti sapevo seduto in poltrona, pronto ad ascoltarmi. Ho portato con me, per anni il tuo amuleto, lo consideravo il mio porta fortuna, poi ho capito che era solo un modo per sentirti vicino, sempre con me.
Ho ascoltato la tua canzone preferita non so quante volte, probabilmente fino a consumare la music cassetta.
Ti ho sentito arrivare, quando il buio scende ed io sono accoccolata a letto e ti penso. Una carezza gelida sul volto, il momento più caldo di tutta la giornata.
Ho pianto, non so quante volte. Piango ancora.
Ho imparato a rispondere con serenità quando mi chiedono di te, fino a qualche tempo fa abbassavo la testa, a volte mentivo e facevo finta che tu fossi ancora qui.
Non ho ancora imparato che il posto dove abiti in realtà non è un campo verde, ma è nel mio cuore, eppure ogni volta che sento il bisogno di parlarti, io mi siedo lì, vicino a te, quando basterebbe aprire il mio cuore. Continuo a portarti dei fiori, che so che non bagnerò, ma l'idea di portarti qualcosa mi fa stare bene. Il cimitero per me è diventato un giardino, un luogo dove regna il silenzio, dove so di poterti trovare e tutto intorno scompare, le luci, i rumori, la gente...
Ti ho visto passeggiare per le vie del centro non so quante volte e non sai quante altrettante volte mi è sembrato di essere pazza. Non sai quante volte ho pensato si trattasse solo di un brutto sogno e aprendo gli occhi ho sperato di vederti lì immerso a leggere i tuoi libri sacri.
Ti ho osservato mentre disegnavi, quando dal foglio bianco uscivano schizzi di colore che mi lasciavano sempre a bocca aperta.
Ho dimenticato il tuo odore, non lo sento più. Non so che fine abbiano fatto i tuoi disegni, i tuoi tanto amati libri. I tuoi vestiti non ci sono più, nemmeno la mamma porta più la tua e la sua fede. Abbiamo perso la fede, abbiamo perso molto di più.
Non sei cambiato per niente, io invecchio, la tua immagine risale ormai a troppi anni fa, chissà come saresti ora, a volte mi piace immaginarti, nonno, contento, ma non ti vedo, perché questa è la vita che io avrei voluto per noi, ma non esiste, è solo un'utopia.
Ho creduto per molto tempo di non farcela, poi...
Il tempo ha reso tollerabile il non vederti, il doverti cercare su un album di famiglia, non poter più sentire il suono della tua voce, le note delle tue melodie. Ho imparato a camminare da sola in montagna senza sentirmi sola, un passo alla volta, come mi dicevi sempre tu.
Rinunciare a te è stato un obbligo, un dover accettare per forza, un andata senza ritorno, una fine a cui non ero pronta, ma anche a questo ora sono tollerabile, l'ho accettato perché non c'erano vie d'uscita, in un labirinto da cui ancora oggi non ho trovato la via di fuga.
Mi manca il passato, quello che non c'è stato. Mi manchi quando sto male, ma sono cresciuta comunque, mi tengo dritta, più mentalmente che fisicamente. Non mi sono mai piegata, neanche nei periodi di maggior dolore, la quotidianità mi ha resa così, mi ha dato una disciplina, che non so quanto sia giusta e adeguata per me, ma mi ha aiutato ad andare avanti.
Non sono sicura di averti dentro di me né di essere dentro di te. Probabilmente tu neanche ci vedi e ti sei dimenticato di noi. In più a dirla tutta, l'idea che tu poi veda proprio tutto quello che faccio, non mi piace molto, ci sono cose che i papà non dovrebbero sapere.
Una cosa che non sopporto e non ho mai sopportato è l'idea di dover andare avanti senza di te, la tua assenza da qui a per sempre.
...ma il momento arriva, la leggerezza improvvisa, che anche se dura un battito di ciglia, sembra sollevarci da terra e farci nuovamente respirare, uscire da questo stato di apnea. Subito si fa luce, perché non è vero che vogliamo il buio, solo che ci sembra che l'oscurità possa in un certo senso nascondere quel velo di tristezza che abita i nostri occhi, mentre pensiamo che la luce ci renda fragili. In verità vorremmo solo che la luce invadesse il nostro cuore, portasse in salvo la nostra anima.
Ad un certo punto tutte le paure, le mancanze, la solitudine, i dolori che hai vissuto sembrano anime perdute che non ti toccano più, di cui nemmeno fai più caso.
Non ho un'idea di felicità. Sono consapevole che ora come ora io non possa far altro che amarti in assenza che in presenza e sospiro, perché altro non posso fare, ma tranquillo papà, perché sto cambiando quel sospiro in respiro.



Commenti

  1. Sono senza parole... Vorrei anche io abbracciare tuo padre perché ti ha reso così speciale.
    Ciao Martine. Un abbraccio anche a te. A presto, per un caldo abbraccio.

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