Abbiamo cuori infranti, chissà da quanto. Eppure quando un cuore si spezza, non va mai in mille pezzi, almeno non visibilmente, si rompe, va in frantumi nella nostra testa, in luoghi "altri" dove lo percepiamo.
Rappresentano il cuore con una forma che non ha nulla a che vedere con ciò che è veramente, ma noi continuiamo a disegnarlo così, a rappresentarlo come di consueto.
Se penso alle tante volte che mi si è spezzato il cuore bé non dovrei più averne uno, ma forse il bene guarisce ogni ferita che il cuore subisce e quindi un pezzo alla volta si rigenera, le parti spezzate si ricuciono, ma ciò non significa che siano guarite.
Riempiamo i vuoti che abbiamo per far si che il nostro cuore continui ad essere forte, pronto a tutto.
C'è un'arte giapponese, la tecnica kintsugi, che consiste nel riunire grazie all'uso di un metallo prezioso i frammenti di un oggetto rotto, esaltandone così le crepe della rottura. In questo modo l'oggetto prende nuova vita diventando così un pezzo unico e raro.
Io ho questa immagine del mio cuore. Lo vedo proprio così, un continuo intrecciarsi di trame color oro, ognuna delle quali racconta un pezzo della mia vita, ciò che le ferite hanno lasciato, le tracce del vissuto.
Tendiamo a buttare tutto ciò che si rompe, e non parlo di oggetti, ma di sentimenti, persone...non per forza una rottura o una separazione vogliono dire fine, semplicemente le cose cambiano, la vita ci trasforma.
La vita ci metterà sempre alla prova e forse è proprio ciò che di più doloroso ci è capitato che ci ha resi ciò che siamo.


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